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SESSA AURUNCA – I reperti archeologici della Torre di Pandolfo Capodiferro tornano a casa dopo più di 50 anni

SESSA AURUNCA – Sabato scorso nella sala del Consiglio Comunale di Sessa Aurunca sono stati esposti oltre 220 reperti archeologici provenienti dalla collezione del Museo della Civiltà Aurunca istituito all’interno della Torre di Pandolfo Capodiferro sita, prima della sua distruzione ad opera dei tedeschi durante la seconda guerra mondiale, alla foce del Garigliano. I Carabinieri nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Monza hanno illustrato il percorso di questo materiale archeologico dalle razzie dei soldati tedeschi sino al loro recupero ottant’anni dopo. Un’iniziativa della massima rilevanza. Si tratta di reperti provenienti della collezione Pietro Fedele e già conservati presso la Torre di

Pandolfo di Capodiferro. “Dagli accertamenti i militari hanno scoperto che quei reparti erano di provenienza demaniale e facevano parte del Museo della Civiltà Aurunca, eretto nel 1926 dall’allora Ministro dell’educazione nazionale Pietro Fedele. Sono beni asportati dalle truppe di occupazione durante la Seconda Guerra Mondiale. In collaborazione con i funzionari della SABAP e il personale dell’Istituto centrale del restauro, i carabinieri hanno potuto ricostruire le vicende che hanno visto protagonista proprio la Torre di Pandolfo di Capodiferro. Il museo

occupava tutti i quattro piani della torre mostrando numerosi reperti archeologici, numismatici e altri che appartenevano al medioevo. Alle centinaia di pezzi in oro, argento e anche in avorio si aggiungevano altre opere. L’indagine ha permesso di ricostruire il viaggio che questi beni hanno fatto nel corso tempo. Il bottino del rastrellamento fu eseguito nell’autunno del 1943 quando le truppe tedesche del 15esimo  Panzer Gran Division I.C. entrarono e depredarono il museo.

Parte del materiale è stato poi restituito tramite l’Archivio di Stato di Roma Sant’Ivo e Castel Sant’Angelo, luoghi presso cui vennero depositati i beni durante la guerra, agli eredi di Pietro Fedele.  Al termine della guerra i beni dispersi furono oggetto di una specifica indagine condotta dall’allora ministro plenipotenziario Rodolfo Siviero, a capo del Comitato per le restituzioni.

Ad oggi mancano all’appello ulteriori reperti archeologici, monete, medaglie e vario materiale riconducibile all’attività istituzionale svolta dall’allora Ministro dell’Istruzione, Pietro Fedele“. (riferimenti tra virgolette tratti da https://www.monzatoday.it/cronaca/recupero-reperti-archeologici-carabinieri.html)