Disagi & Cronaca cittadina

SESSA AURUNCA / ROCCA D’EVANDRO – Allevatori delle Valli del Peccia senz’acqua, chiesto un tavolo urgente per scongiurare il dramma

SESSA AURUNCA / ROCCA D’EVANDRO (Matilde Crolla) – Gli agricoltori delle Valli del Peccia lanciano un appello, l’ennesimo, alla Regione Campania dopo aver appreso che al momento non sono stati stanziati fondi per consentire l’avvio della stagione irrigua. Domenico Iardino, uno dei rappresentanti dell’associazione degli agricoltori di Rocca d’Evandro, fa sentire la sua voce e spera che quanto prima si possa intavolare un confronto con i vertici regionali per avere risposte esaustive alla problematica. “Ognuno di noi ha già investito circa diecimila euro tra potature e concime ma senza acqua

non possiamo avviare l’agricoltura. Le nostre colture non sono annuali ma poliannuali e se per quest’estate restiamo senz’acqua abbiamo perso svariato migliaia di euro che non potremo recuperare il prossimo anno- spiega Iardino-. Il Consorzio Aurunco di Bonifica dovrebbe garantire a noi agricoltori della Valle del Peccia solamente la sistemazione dell’impianto. Si tratta di un intervento che ammonta a poche migliaia di euro. Perché dobbiamo aspettare ancora?”. Iardino ancora una volta ribadisce l’intenzione di tutti gli agricoltori di chiedere l’accorpamento alla Comunità Montana, come

accadeva in passato, e di distaccarsi dunque dal Consorzio proprio perché le problematiche che stanno interessando l’Ente non possono a loro dire “danneggiare le nostre colture”. Quello dell’impianto delle Valli del Peccia è molto grande, forse sovradimensionato, che aveva prodotto aspettative eccessive, costoso nella gestione, che ora ha bisogno di essere ristrutturato, senza aver avuto il tempo di fornire negli ultimi anni l’acqua necessaria. “Ci siamo costituiti come associazione Valle del Peccia – spiega Iardino– e vogliamo sollecitare i comuni per entrare direttamente nella gestione dell’impianto, che potrebbe essere gestito in economia”. Secondo quanto appurato da AgroNotizie “i costi annuali di gestione dell’impianto sarebbero lievitati fino a 700mila euro l’anno a fronte di un’utenza irrigua

che corrisponde canoni per poco più di 260mila euro l’anno. Questo perché su 1500 ettari di terreno serviti, solo 500utilizzano effettivamente l’acqua e pagano i canoni. Mancano allo stato i contatori utili per una tariffazione dell’acqua a consumo e non ad ettaro. E tale situazione favorisce anche il fenomeno dell’evasione”.

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