CELLOLE – Torna dalla Lombardia con la febbre, l’odissea di un’intera famiglia…conclusasi con un lieto fine!
CELLOLE (Matilde Crolla) – Torna giovedì dalla Lombardia dove lavora per passare qualche giorno con la sua famiglia. Da ieri sera inizia ad avvertire sintomi febbrili. A quel punto la madre, da persona responsabile, decide di contattare il medico di fiducia ed impone a tutto il resto della famiglia di non muoversi da casa per nessuna ragione. Inizia
così l’odissea di un giovane cellolese e dei suoi cari. La madre, infatti, contatta il medico di famiglia che a sua volta risponde di non avere ancora a disposizione il kit per effettuare il tampone precauzionale per sospetto Coronavirus. A quel punto la donna, preoccupata anche per le condizioni del figlio, si mette al telefono. Dopo aver parlato con il medico di famiglia, su consiglio di quest’ultimo, contatta
il numero verde del Ministero, il cui centralinista consiglia di rivolgersi direttamente ai carabinieri. A quel punto al 112 le dicono di contattare il 118. Dopo un lungo tira e molla (ricordiamo che in questo periodo gli operatori del pronto intervento sono tempestati di chiamate, molti dei quali fortunatamente falsi allarmi) nel corso
del quale l’operatore consiglia alla donna di stare in casa ed attendere con tutta la famiglia il decorso della febbre del figlio, finalmente riescono a far arrivare un’ambulanza che porta il giovane al Cotugno a Napoli. Per fortuna nel nosocomio napoletano non ritengono necessario effettuare il tampone precauzionale sul giovane
in quanto i sintomi avvertiti sono quelli di una banale influenza. Dunque il ragazzo torna a casa. Una vicenda che appare normale ma che, invece, contestualizzata in un clima di panico, di fake news, di incertezza e soprattutto di impreparazione generale anche da parte di chi dovrebbe consigliare come fronteggiare la situazione appare alquanto drammatica. “Avrei potuto portare mio figlio
al pronto soccorso – ha dichiarato la donna-. Ed invece ho preferito, nel rispetto di chiunque venisse in contatto con mio figlio, tenerlo a casa e chiedere spiegazioni su come comportarmi. Non è stato facile avere delucidazioni immediate per un mio diritto. Ci sono stati momenti in cui ho avvertito molta angoscia perché ho avuto
l’impressione che nessuno sapesse precisamente cosa fare. Ritengo che in Italia siamo molto impreparati tutti nel fronteggiare questa emergenza”. ECCO COME GESTIRE UN CASO DI EMERGENZA O DI SEMPLICE SOSPETTO
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