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CELLOLE – Don Cosma, domani la salma passerà da San Marco e San Vito…L’addio di una comunità al suo ‘alfiere della socializzazione’

CELLOLE (Matilde Crolla) – Arriverà domani mattina a Cellole, intorno alle 12.30, la salma di don Cosma Capomaccio al termine della messa solenne che sarà celebrata dal vescovo, monsignor Orazio Francesco Piazza, presso la Cattedrale di Sessa Aurunca. La comunità cellolese, che tanto ha amato questo grande pastore, potrà  salutarlo per l’ultima volta nella chiesa di San Marco e San Vito. E nel cimitero di Cellole don Cosma sarà poi sepolto. Ma chi è stato don Cosma per i cittadini cellolesi? Solo un parroco

dall’accento del nord ed un grande uomo di cultura? No, don Cosma è stato per la comunità cellolese molto di più. Con don Cosma nasceva a Cellole la sagra dei fagioli. Fu lui il primo a voler portare nella sua amata cittadina questa tradizione che ormai è entrata a far parte del bagaglio culturale di questa terra. L’intento di don Cosma non era solo quello di valorizzare, attraverso un mezzo ludico, un piatto tipico locale, ma anche creare le condizioni per fare comunità. L’oratorio di San Marco e San Vito

 

nasce con lui come tutte le attività teatrali  nei primi anni della sua presenza a Cellole. Stessa cosa per il primo gruppo folk. Don Cosma volle fortemente l’istituzione dell’azione cattolica, il Sacro Cuore di Gesù per gli anziani. Con don Cosma nascono i primi presepi viventi e i cori polifonici. Grazie alle sue competenze, alla sua passione per la musica ed alle sua capacità oratorie avvicinò i giovani dell’epoca al campo musicale. Don Cosma organizzava la messa per i bambini e per i giovani la mattina e quella per gli adulti nel pomeriggio, inserì due adunanze sia per i giovani che per gli anziani. “Don Cosma Capomaccio sapeva parlare ai giovani, anche in un’epoca in cui non c’era catechismo- afferma con commozione Marianna Mauriello, presidente del consiglio comunale di Cellole ed una delle ragazze dell’azione cattolica

di don Cosma-. Aveva una grande capacità di trasmettere la parola di Dio anche attraverso l’arte, le sue lezioni erano appassionate ed interessanti. Era un uomo lungimirante con cui si poteva parlare di tutto”. Tanto lungimirante da pensare di introdurre a Cellole, in occasione della festa patronale, l’incendio del campanile, altra tradizione da lui fortemente voluta, il primo sbarco di San Vito con la processione via mare. Le stanze della parrocchia erano messe a disposizione delle associazioni, sia il centro sportivo che le associazioni degli anziani e la Pro Loco si riunivano lì. Lo spazio antistante l’oratorio era

destinato ai giovani ad una condizione però: che tutti partecipassero alla messa nella veste di chierichetti. Molti di loro ricordano ancora dei riti di iniziazione, il ragazzino che aveva il compito dell’ampollina piuttosto che quello della campana ed il ruolo di lettore che era una sorta di ‘promozione’ per i chierichetti. La sua parrocchia era un centro di aggregazione in un’epoca in cui non esistevano punti di incontro per i giovani. Nel parrocchiale venivano realizzate diverse rappresentazioni teatrali, molti giovani di un tempo ricordano le commedie di De Filippo che tanto successo riscossero. Ma don Cosma ha dato

tanto a Cellole anche in termini di cultura, conducendo delle interessanti ricerche sulla città e sulle sue origini. Ricordiamo il suo testo storico ‘Pagus Cellularum’. Gli stessi testi delle canzoni intonate dai gruppi folk che si sono susseguiti negli anni sono frutto di una sua ricerca storico-musicale. In una delle interviste rilasciate alla nostra redazione, a microfoni spenti, don Cosma mi raccontò un episodio emblematico della sua volontà di portare cultura ed istruzione in un popolo dedito al lavoro nei campi. “Mi recai in un’abitazione sul monte Massico, in zona di Piedimonte. C’erano dei bambini fuori, mi avvicinai e chiesi di parlare con la mamma per vedere se poteva iscriverli a scuola. La donna cominciò ad urlare, voleva

prendermi a bastonate, urlandomi di farmi gli affari miei!”. Don Cosma ha amato tanto Cellole e Cellole lo ha amato tanto. Anche la sua autorevolezza era piacevole, sapeva farsi rispettare ma con amore. “Sapeva trovare la parole giuste”, ci dice chi ha avuto modo di conoscerlo bene in quegli anni e che ci ha aiutato in questo ricordo come Marianna Mauriello, Franco Freda, Michele Montecuollo, Roberto Alfonso Bove, Cristina Persico, padre Paolo. Don Cosma ha lasciato un grande vuoto e domani tutti con la tristezza nel cuore lo saluteranno. Il suo amore per Cellole non si è mai affievolito tanto da appellarsi in diverse circostanze ai vari amministratori susseguitisi

negli anni affinché si impegnassero a portare alto il nome di Cellole e a valorizzarne le ricchezze storico-archeologiche come la villa di Tigellino alla punta San Limato a Baia Felice o gli scavi archeologici in corso sulla Domiziana, piuttosto che la torre in piazza Compasso. Ed il suo amore per Cellole è stato sancito con la scelta in vita di essere sepolto proprio nel cimitero della cittadina litoranea.