Cultura e Spettacolo

CELLOLE – Gli ‘ambasciatori di pace’ tornano nei campi profughi, la lettera toccante e chiarificatrice del presidente Rino

CELLOLE (Matilde Crolla) – Oggi i bambini saharawi “ambasciatori di pace nel mondo” tornano nei campi profughi, dopo due mesi di colonia in Italia. Un’esperienza bellissima non solo per i piccoli ma anche per chi li ha ospitati e si è preso cura di loro. La presenza di questi ‘ambasciatori di pace nel mondo’ ha rappresentato un arricchimento umano per coloro ha avuto la possibilità di conoscerli e di trascorrere insieme dei momenti indimenticabili. L’ospitalità offerta ad otto bambini saharawi ed ai loro accompagnatori a Baia Domizia dall’amministrazione comunale di Cellole, nella persona del sindaco Cristina Compasso, e dai tanti

volontari che non hanno fatto mancare le loro premure, grazie all’impegno costante di Gina Cassetta, volontaria cooperante di ‘Bambini senza confini onlus’, ha però ‘scatenato’ nei giorni scorsi un botta e risposta politico che il presidente in persona dell’associazione ‘Bambini senza confini’, Fulvio Rino, ha voluto sedare definitivamente con una lettera inviata alla redazione di MacroNews. Una lettera chiarificatrice e di ‘pace’ finalizzata a spiegare il vero valore dell’iniziativa e l’importanza del progetto internazionale di accoglienza al di là di qualsiasi schieramento o tendenza politica.

“Gentilissima Direttrice, buongiorno. Le scrivo perché ho la necessità di mettere in chiaro alcuni punti relativi a due recenti articoli pubblicati da MacroNews che coinvolgono l’associazione bambini senza confini – onlus di Napoli che presiedo.

Intanto una precisazione: nel suo splendido libro “Ebano” lo scrittore polacco R. Kapúcinski ci spiega che l’Africa non esiste. Africa è solo una definizione di comodo per tentare di sintetizzare un cosmo di infinite diversità ambientali, territoriali ed umane che in questa parte del mondo convive. I bambini ospitati dalla nostra associazione non sono bambini “africani”, ma bambini del popolo Saharawi, una popolazione di lingua araba e di religione musulmana che è profuga da oltre quarant’anni, perché cacciata dalla loro terra di origine dalle forze militari del governo del Marocco. Questa apparente inutile sottolineatura è il presupposto per quanto andrò a scrivere nel seguito.

I bambini, da noi ospitati nei mesi di luglio ed agosto, sono nati e vivono in tendopoli nel deserto algerino dell’Hammada  (che  in  arabo  significa  morte),  dove  la  popolazione  Saharawi  è  rifugiata  da  oltre  due generazioni in condizioni ambientali avverse a cominciare dalle temperature che vanno sotto lo zero nelle notti invernali e che raggiungono i cinquantacinque gradi nelle giornate estive.

Non Le sfuggirà, Direttrice, come questa situazione indegna possa essere ed è motivo di una complessa querelle internazionale che coinvolge paesi di tutto il mondo e che è da anni nell’agenda delle emergenze umanitarie dell’ONU. Eppure, all’interno di una così difficile situazione politica, il popolo Saharawi ha messo in piedi, da oltre trent’anni, il progetto “Bambini Saharawi Ambasciatori di Pace” che porta migliaia di bambini in giro per il mondo nei due mesi estivi in cui il caldo del deserto raggiunge livelli intollerabili.

Il progetto è organizzato dal Ministero dell’Istruzione della Repubblica Araba Saharawi Democratica in collaborazione con i Ministeri dei governi delle nazioni che vi aderiscono, in Italia con il Ministero del Lavoro e delle  Politiche  Sociali.  Gli  enti  pubblici,  le  associazioni,  le  organizzazioni  o  le  famiglie  che  si  rendono

disponibili ad accogliere uno o più bambini ne fanno richiesta al Ministero che ne approva il progetto di accoglienza e ne autorizza l’ingresso sotto l’egida e il controllo della Direzione Generale dei Minori Accolti.

È in questo quadro normativo che l’associazione bambini senza confini – onlus, che ho il privilegio di rappresentare, opera dal 2005. Siamo alla 14° accoglienza.

Dallo scorso anno abbiamo messo a punto un progetto, in sinergia con l’associazione Formia Saharawi e con l’associazione dei Gemellaggi di Fara in Sabina, che articola in diverse sedi, in diversi modi e con diverse esperienze, il periodo di soggiorno dei bambini ospitati e dei loro accompagnatori.

 

Quest’anno, grazie alla dedizione di Gina Cassetta, volontaria cooperante di bambini senza confini – onlus e di Formia Saharawi, e grazie anche alla disponibilità della sede di Baia Domizia fornita dall’Amministrazione Comunale di Cellole, si è inserita una nuova tessera nel mosaico nazionale di solidarietà al popolo Saharawi e di partecipazione al progetto “Bambini Saharawi Ambasciatori di Pace”.

Ancora due parole su questo progetto. Quest’anno sono arrivati in Italia circa quattrocento bambini, accolti in quasi tutte le regioni dalla Lombardia alla Sicilia. I bambini presenti nel Lazio e in Campania sono circa quaranta, tutti accolti da associazioni di volontariato che operano in autonomia o in collaborazione con le amministrazioni locali.

Il progetto è un programma solidaristico con aspetti sanitari, ludici e di scambio culturale, ma è anche, ovviamente,  un  progetto  politico  e  la  presenza  delle  istituzioni,  in  qualsiasi  modo  coinvolte,  è  molto importante:

– non è un caso che si è recentemente costituita una rete nazionale delle associazioni di solidarietà con il popolo Saharawi; – non è un caso che in Italia, da oltre trent’anni, in tutte le legislature che si sono succedute, si è sempre costituito un intergruppo parlamentare di senatori e deputati di svariati gruppi politici che cura le relazioni della Repubblica Araba Saharawi Democratica, con la Repubblica Italiana, con la Comunità Europea, con l’Unione Africana e con l’ONU; – non è un caso che ci siamo prodigati affinché una delegazione dei bambini Saharawi presenti in Italia fosse ricevuta da Sua Santità Papa Francesco, dal Presidente della Camera dei Deputati e, più vicini a noi, dalle Presidenze della Regione Lazio e della Regione Campania, nonché dai Sindaci e dai Consigli Comunali di alcune città in cui si è svolta l’accoglienza.

È in questa costellazione che si è inserita la neonata esperienza di accoglienza nel territorio di Cellole. Personalmente ne sono orgoglioso, felice e sicuro che si possa ripetere e far crescere impiegando tempo, pazienza e dedizione. È in questa costellazione che le parole di Antonietta Marchigiano e di Simona Di Paolo vanno inserite, lette e capite.

Una costellazione di solidarietà, di cooperazione e di collaborazione, senza contrapposizioni che fanno solo male alla causa Saharawi e a quanti vi si impegnano. Di tutto quanto scritto e pubblicato sul Suo giornale su questa esperienza di accoglienza a Cellole dei bambini Saharawi, mi preme rispondere alle scuse rivolte alla nostra associazione da Simona Di Paolo.

Gentile Simona non c’è nulla di cui Lei si debba scusare né personalmente, né a nome di altri. Per noi aver potuto “portare” i bambini in una nuova realtà campana è stata ed è una cosa preziosa. L’importante è sperare che si possa ripetere e magari lavorarci insieme per dare un ulteriore forte segno della capacità di solidarietà e di accoglienza di cui è capace questo nostro territorio. Non è Lei che si deve scusare, ma sono io che devo ringraziarLa, insieme a Gina Cassetta, Cristina Compasso, Antonietta Marchegiano, ai volontari e a tutti coloro hanno reso possibile, in qualsiasi modo e forma, l’esperienza di accoglienza a Cellole e per l’attenzione prestata alla causa del popolo Saharawi.

So che il mio ringraziamento posso esprimerlo anche a nome dei bambini ospitati e dei loro accompagnatori, perché mi hanno raccontato con gioia dei giorni trascorsi a Baia Domizia. Ringrazio anche Lei, Direttrice, per aver avuto la pazienza di leggermi e mi auguro che possa e voglia divulgare queste mie parole. “Bambini Saharawi Ambasciatori di Pace” è un progetto solidaristico di pace. Pace non è solo il contrario di guerra. Pace è di più!”