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MONDRAGONE – Schiappa ricorda le diciassette vittime stroncate in località Cementare

MONDRAGONE – “Il rispetto dei giovani per la storia della nostra Città va costruito portandoli nei luoghi che, solo se presentati con cura, decoro ed ordine, onorano degnamente gli sfortunati protagonisti”. Lo sostiene l’ex sindaco di Mondragone, Giovanni Schiappa.

“A Mondragone, il 28 ottobre del 1943, diciassette vite innocenti furono stroncate in località Cementare; prima furono barbaramente fucilate e poi fu fatto franare su di loro un costone di montagna.
Senza tumularli o comunque dando loro un segno che li potesse distinguere, allineati, furono sepolti tutti insieme in una fossa comune e, soltanto una volta scoperta la tragica fine, la pietà dei Mondragonesi diede loro una degna sepoltura.

Sono storie personali quelle che emergono dalla lapide posta nelle immediate vicinanze della cava in cui fu commessa quella maledetta strage nel quartiere Sant’Angelo.
Perciò l’atto eroico del Colonnello Michele Ferraiuolo su corso Umberto I ed il bombardamento di via Napoli e del quartiere San Nicola tra l’otto ed il nove settembre del 1943 non andavano dimenticati, per questo non poteva e non doveva accadere che la lapide commemorativa dell’eccidio delle Corsole del 21 ottobre 1943 posta nell’area recintata del vigilatissimo palazzetto dello sport fosse divelta e vandalizzata, perciò va necessariamente favorita la fruizione del monumento realizzato a ricordo dell’eccidio delle Cementare.

Il rispetto dei giovani per la storia della nostra Città, che ci ha consegnato la Medaglia d’oro al Merito civile, va costruito portandoli nei luoghi che, solo se presentati con cura, decoro ed ordine, onorano degnamente gli sfortunati protagonisti.

E’ sempre vivo il ricordo di quei giorni e pertanto non possiamo lasciarci alle spalle quel tempo e quegli episodi feroci essendo troppo superficiali ed approssimativi nel ricordo.
Fermiamoci un attimo e ricordiamo sempre che il sangue delle nostre vittime ha rappresentato un monito per le generazioni nate dalla guerra e, a settantacinque anni di distanza, non dimentichiamo che quel sangue ha contribuito in modo concreto alla nascita della democrazia”.