Cultura e Spettacolo

CELLOLE – Stanziale taglia il nastro alla sua personale di fotografia, “uno sguardo che sfida il conscio e va a scavare nel profondo”

CELLOLE (Matilde Crolla) – Angelo Stanziale, presidente dell’associazione culturale ‘Emozioni Fotografiche’, inaugurerà mercoledì prossimo 25 giugno alle ore 20 presso la biblioteca comunale di Cellole la sua personale di fotografia. La mostra sarà visibile dal 25 al 30 giugno dalle ore 18 alle 21. L’evento, patrocinato dal Comune di Cellole e dalla Pro Loco Cellole, vedrà la partecipazione del sindaco, Guido Di Leone, e del consigliere delegato alla Cultura Fiore Renzo D’Onofrio. La mostra sarà presentata dal fotografo Luigi Greco. Angelo Stanziale nasce a Sessa Aurunca nel 1948 a Sessa Aurunca. Vive a Cellole e da sempre è stato un grande appassionato di fotografia. Diplomato presso

l’Istituto d’Arte di Cascano, ha coltivato fin da giovane una profonda passione per l’arte in tutte le sue forme. Nel tempo, il suo sguardo si è posato con sempre maggiore intensità sull’universo della fotografia, mezzo con cui esplora e interpreta la realtà che lo circonda. Nel 1998 fonda il Gruppo Fotoamatori Cellolesi, realtà culturale che negli anni si è evoluta, assumendo prima il nome di Circolo Fotografico degli Aurunci e oggi Emozioni Fotografiche. Un’esperienza collettiva, con l’obiettivo di promuovere la cultura fotografica nel territorio e creare uno spazio di incontro e condivisione per gli appassionati dell’immagine. Le sue opere, sospese tra documentazione e poesia visiva, hanno ricevuto numerosi riconoscimenti nazionali, tra cui: Foto selezionate per Una Giornata Italiana, progetto promosso dalla F.I.A.F nel 2011; Foto pubblicata nell’Annuario Nazionale F.I.A.F nel 2013; Selezione per

Orvieto Fotografia nel 2017; Partecipazione al Revolution PhotoFestival 21 nel 208. Ha realizzato tre mostre personali: Luoghi del Silenzio; Graco, città fantasma e Luminatie.
Questa nuova esposizione rappresenta un viaggio tra memoria, luce e paesaggio interiore, le immagini esposte raccontano con delicatezza e profondità i luoghi, i silenzi e le emozioni che attraversano la vita quotidiana, trasformando la realtà in racconto visivo. Emanuela Forgetta, docente, scrittrice e traduttrice commenta così la personale di Angelo Stanziale: “La fotografia non si limita a ritrarre ciò che appare, ma rivela l’invisibile: un’ombra ai margini dell’inquadratura, mani che accennano un gesto, la piega inattesa di un volto. È uno sguardo che sfida il conscio e va a scavare nel profondo, rendendo visibili quelle tracce che la memoria nemmeno sapeva di custodire. Così, la fotografia di Stanziale si fa rivelazione

silenziosa, gesto sospeso che restituisce al visibile la sua parte ignota.

Le sue immagini non ordinano né interpretano: fermano un istante, trattengono un gesto, custodiscono quel dettaglio all’apparenza insignificante che, sottoposto allo sguardo, si riattiva e si carica di senso. In esse vive un’aura — direbbe Benjamin (1936) — che si manifesta all’improvviso. Non è nostalgia, ma una presenza sottile, a tratti inquieta, che interpella chi guarda.

Dinanzi a quegli attimi sospesi, qualcosa ci trapassa. Un particolare ci colpisce come un lampo, inspiegabilmente. È il punctum, direbbe Barthes (1980), la ferita luminosa che rende l’immagine pensiva. Solo allora la fotografia diventa reale: non si limita a informare, ma rivela. È l’istante in cui l’immagine abbandona la propria apparente neutralità per affermare la sua unicità, per dire “ero lì”.

Nello sguardo di Stanziale, la fotografia diventa poesia del quotidiano, di ciò che di solito passa inosservato. Le immagini posate sui margini, sugli oggetti minimi, accendono una luce nuova su ciò che sembrava privo d’interesse, inaugurando un’estetica dell’infra-ordinario (Perec 1989), dove l’insignificante diviene prodigioso.

In ogni scatto abita un gesto che si traduce in rêverie (Bachelard 1947): un’intuizione che non cerca spiegazione, ma solo spazio per esistere. Come la poesia, anche la fotografia di Stanziale nasce da una presenza, da un ascolto. È nel silenzio teso di quell’istante che l’anima dichiara il suo esserci.

Personale è un invito ad andare oltre la superficie, a percorrere una geografia dell’interiorità attraversata da luci e ombre.

Un itinerario fatto di istanti sospesi, immagini che pulsano, silenzi colmi di senso”.