CELLOLE/MONDRAGONE – “Non serve la prova del Dna, sono tua figlia”: la storia a lieto fine di una bimba rinnegata dal padre
CELLOLE/MONDRAGONE – Non serve la prova del DNA, per il giudice sono tua figlia! Il giudice, valutando il comportamento processuale del presunto genitore, ritiene sussistere la paternità anche in assenza della prova del DNA. Questa è la storia della piccola R.B., bimba di 4 anni, rinnegata sin dalla nascita dal proprio padre biologico. Finalmente dopo anni di battaglia legale il Tribunale di Napoli Nord, con sentenza n. 949/2022 ha stabilito che il rifiuto del presunto padre di sottoporsi
ad indagini ematologiche, unitamente alle altre prove raccolte, costituisce comportamento processuale valutabile ai fini dell’accertamento della paternità naturale. Tale assunto, in linea con un orientamento ormai crescente, ha consentito di superare le resistenze provenienti dal padre della minore ed onerare il neo genitore
a farsi carico per il futuro degli obblighi assistenziali. “Ci riteniamo molto soddisfatti del risultato raggiunto e per aver contribuito a dare dignità e diritti alla piccola B.” esordisce l’Avvocato Stefano Capitanata, membro del collegio difensivo della minore insieme all’Avvocato Giovanni Del Prete il quale sottolinea l’importanza del prudente apprezzamento del giudicante, da ritenersi in taluni casi “strumento
indispensabile a superare empasse burocratici che rappresentano la negazione del diritto”. Quella della piccola R. B. – conclusasi per fortuna con un lieto fine – è solo una delle tante storie di abbandono e rifiuto, che genera molte sofferenze, e che ci spinge ad interrogarci sul tema della “genitorialità responsabile”.
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