Cultura e Spettacolo

CELLOLE – La lotta per l’autonomia, il racconto autentico di chi è sceso in strada per la libertà

CELLOLE (Matilde Crolla) – Mentre la giunta comunale di Cellole sta pensando di dedicare una piazza a tutti coloro che si sono battuti per l’autonomia del Comune, Luigi Fusciello, uno delle memorie storiche di paese, ha voluto incontrarci e raccontare ai microfoni di Macronews la ‘vera verità’…tutto quello che ha portato ai famosi moti del 20 e 21 aprile del 1970 e riscattare con il suo racconto coloro

che si sono veramente battuti per l’autonomia ed i cui nomi sono finiti nei meandri dell’oblio… “Diceva Tito Livio che la memoria di ogni usanza sacra e profana è stata cancellata dal favore che gli uomini tributano alle cose nuove e straniere, preferendole a quelle antiche e trasmesse dagli antenati. Lo diceva nel 59 avanti Cristo e a distanza di tanti secoli le cose non sono cambiate”, esordisce così Luigi Fusciello mentre con la

sua mente torna indietro nel tempo ripercorrendo le tappe di quelle fatidiche due giornate di cinquantadue anni fa (fatti riportati con precisione anche sul suo sito internet (http://www.cellole-ce.it/). “La rivolta dei cellolesi ha radici antiche, dobbiamo risalire al primo ventennio del secolo scorso, quando fu disboscato il Pantano e i sessani si presero le terre adiacenti, quelli fertili, lasciando il pantano allagato ai cellolesi. I terreni furono poi divisi in lotti ed i signorotti sessani vi realizzarono degli allevamenti di bufale e misero cellolesi, caranesi e piedimontesi a lavorarli”, spiega Fusciello. Una vera e propria forma di sfruttamento che

ha radici antiche, visto che i contadini cellolesi lavoravano la terra, metà del raccolto andava a loro, la restante parte ai sessani. “I cellolesi dovevano inoltre pagare anche una tassa per il lavoro della terra. Dopo la Seconda Guerra Mondiale ci furono le varie assegnazioni dei poderi, nel pantano si coltivavano fagioli e grano e Cellole ha sempre pagato la tassa per lavorare il Pantano ai sessani-. spiega-. Il desiderio

di rivalsa del popolo cellolese, dunque, è stata sempre una fiamma viva nel cuore dei nostri cittadini”. E continua: “Si era formato anche un Comitato cittadino capeggiato da Michele Di Leone che aveva raccolto anche delle firme per chiedere agli amministratori sessani l’autonomia (in basso i documenti che attestano quanto raccontato da Luigi Fusciello e riportati integralmente nel testo “Rinascita

di un popolo che per secoli ha subito la prepotenza politica ed amministrativa sessana” a cura di Michele Di Leone ndr)”.

Ma arriviamo al fatidico lunedì 20 aprile del 1970. Erano le ore 18 e ci ritroviamo nella sala consiliare del Comune di Sessa Aurunca in occasione dell’ordine del giorno del consiglio comunale che nello stesso ha la discussione e probabile votazione per l’autonomia comunale a Cellole.
Le cose, durante la discussione , incominciano a mettersi non tanto bene per noi. Eravamo circa una settantina di

persone di Cellole e stavamo buoni buoni ad assistere al consiglio comunale, nella parte riservata al pubblico.
Premetto che questa riunione del consiglio comunale, ricade in questo giorno, perché è l’ultima della amministrazione in carica, perché in attesa delle elezioni che si terranno nello stesso anno, non ci saranno altre occasioni per discutere questo ordine del giorno, il quale poi verrebbe automaticamente rimesso un’altra volta a ruolo per un altro ordine del giorno nella prossima riunione consiliare. Le richieste di autonomia

erano state nel corso degli anni tre accertate. Una fu presentata nel 1946, un’altra il 18 maggio del 1966 ed un’altra ancora il 27 novembre del 1969.
Pertanto quello di oggi viene considerato da noi l’ultimo approdo.
Il primo a perorare la causa di Cellole, consigliere comunale e facente parte per il sindaco nella frazione di Cellole, fu Luigi Verrengia, senza tanti preamboli tira una botta al cerchio ed una alla botte, senza nessuna presa di posizione precisa, lascia tutto alla volontà

del Consiglio.
Il secondo, Franco Compasso che si pronuncia per un’autonomia  subito, ma che andava ricondotta alla loro domanda di autonomia del 1946.
Altri consiglieri di opposizione , si pronunciavano per l’autonomia.
In ultimo veniva letta una lettera dell’allora segretario della Dc di Cellole, Lorenzo Montecuollo, nella quale molto precisamente e molto chiaramente, si demandava al  prossimo costituente

consiglio comunale di prendere in seria considerazione la domanda di autonomia dei cittadini Cellolesi.
Il Sindaco preso atto della discussione, faceva sgombrare il pubblico perché passavano alla votazione, che come si può immaginare, non risultò a favore dell’autonomia a Cellole
“, racconta.
E continua: “Si può immaginare la delusione per tutti noi. Ci ritrovammo così a commentare il fatto a piazza Croce a Cellole. Intorno alla mezzanotte parlando e discutendo proprio della presa di posizione di chi più doveva perorare la causa dell’autonomia si diede avvio ad un’azione di protesta che, almeno ci sembrava, non avrebbe

dovuto uscire dai binari del lecito, ma anche dare un tangibile segno di fermezza e di risolutezza a risolvere il problema una volta per tutte.
Non so come , non so chi, ma in cinque minuti, sulla piazza non rimase anima viva. Qualcuno decise di barricare tutte le strade che portano al paese, senza altra manifestazione di protesta. Il giorno dopo le cose presero una piega ancora più rivoluzionaria. Tant’è vero

che fu necessario l’intervento dei carabinieri. Ragazzi e ragazze delle scuole medie, adulti, proprio in tanti scesero in strada coinvolgendo anche chi non voleva  a partecipare, a prendere parte al lancio di sassi verso i militari che a loro ricambiavano con un nutrito lancio di lacrimogeni. Dopo vari tiri e molla, visto che le forze dell’ordine erano dislocate sul cavalcavia, tutti quelli che poterono per la via sottostante il cavalcavia, occuparono la ferrovia, dove passava il treno della tratta Roma – Napoli via Formia. Tutto

questo è incominciato intorno al primo pomeriggio ed è durato fino a quando
Franco Compasso, che faceva da tratto d’unione fra i rivoltosi, il Comune di Sessa e il comando dei militari,  verso le 22 di sera  comunicò che il Comune di Sessa  si era riunito in sessione straordinaria ed aveva votato all’unanimità per l’autonomia comunale di Cellole”.
Questo

il racconto minuzioso di Luigi, una delle memorie storiche ed autentiche della comunità cellolese, affinché anche le nuove generazioni possano conoscere la storia del loro paese ed essere orgogliosi di chi li ha preceduti lottando e rischiando la vita per quella tanto agognata libertà (in copertina una foto di quei giorni tratta dall’archivio del professore Domenico Girone).

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