CASERTA – ‘Azione e Partecipazione’ fa strike, sala gremita alla presentazione del libro di don Aniello Manganiello
CASERTA (Matilde Crolla) – Ha riscosso un successo oltre ogni aspettativa la presentazione della seconda edizione del libro ‘Gesù è più forte della camorra’, organizzata e promossa da ‘Azione e Partecipazione’. L’evento, tenutosi domenica scorsa presso il Circolo Nazionale in Via Mazzini a Caserta, ha visto una grande partecipazione di cittadini interessati. Tutto ciò è senza dubbio frutto del grande lavoro che sta svolgendo sul territorio “Azione e Partecipazione” ed i suoi attivisti che in meno di un anno
sono diventati una realtà forte che fa sentire la propria voce con un impegno costante e con iniziative che mettono al centro tematiche sensibili. La presentazione di domenica del libro di don Aniello Manganiello e di Andrea Manzi è stata moderata da Domenico Corvo, vicepresidente Azione e Partecipazione. Sono intervenuti Enrico Trapassi, presidente Azione e Partecipazione, Andrea Manzi, giornalista, già redattore capo del “Il Mattino” di Napoli, è stato vice direttore del “Roma” ed è Presidente di “Ultimi” associazione per la legalità e contro le mafie fondata da Don Aniello Manganiello, e Don Aniello Manganiello, sacerdote anticamorra, fondatore dell’associazione per la legalità e contro le mafie “Ultimi” è garante nazionale del Premio Paolo Borsellino fondato da Antonino Caponnetto.
La serata, prima ancora dell’introduzione dei relatori fatta da Domenico Corvo, è stata aperta con la lettura di un passo del libro che narrava dell’arrivo a Scampia di don Aniello il 20 settembre 1994 e tutti gli interventi che poi si sono seguiti sono stati intervallati dalla lettura di passi del libro fatta da vari componenti di “Azione e Partecipazione”. Il primo intervento, dopo l’apertura è stato di Enrico Trapassi che ha subito sottolineato la motivazione che ha spinto “Azione e Partecipazione” a decidere
di presentare il libro e che non va ricercata solo nel tema che il libro affronta ma più in profondità: “Abbiamo deciso di presentare questo libro e di parlarne perché queste pagine sono vive! Sono le orme di un cammino che continua, sono il racconto della genesi di una battaglia che non si ferma! Sono la dimostrazione che certi principi e certe convinzioni non basta annunciarli ma bisogna testimoniarli; perché è solo nell’opera, con i fatti, con le azioni che si possono cambiare certe storie…” e che poi si è soffermato sulla figura di Don Aniello e sulla sua battaglia per la legalità “Un sacerdote ed un uomo che
diventano tutt’uno con il grido di ribellione contro la criminalità organizzata, il degrado, il silenzio delle istituzioni, l’omertà… credibile perché è credibile la sua storia personale, perché è credibile il suo coraggio, perché è credibile la sua missione…perché è credibile il suo dissenso dinanzi all’omertà, perché è credibile la sua coerenza, perché è credibile la sua protesta contro quella politica che pensa solo a fare affari ed a conservare le poltrone, perché è credibile la fierezza del suo sguardo quando è dinanzi alle centinaia di ragazzi che ha levato dalla strada, perché è credibile la speranza che
trasmette, anche in questo libro, quando parla delle conversioni dei delinquenti” per poi concludere con un richiamo alla speranza che emerge dal libro ed al cambiamento che “ha bisogno di essere costruito con il fare” perchè possa essere davvero “un’alternativa e riaccendere la voglia di riappropriarsi delle scelte“. Poi è stata la volta di Andrea Manzi che ha parlato dell’importanza dell’impegno di don Aniello e di “Ultimi” sul territorio e del valore che deve avere l’impegno anticamorra che non può fermarsi alle manifestazioni, alle urla e all’aspetto mediatico ma deve fornire modelli alternativi concreti e possibilità di vita alternativa, portando all’attenzione dei presenti come i dati di realtà come Scampia dimostrano che chi delinque in zone così popolose è di fatto una minoranza ma che la camorra diventa attrattiva perchè il degrado, l’assenza delle istituzioni, il disagio sociale contribuiscono a creare fratture in cittadini che si sentono
abbandonati ed in quelle fratture si insinuano le organizzazioni criminali. L’intervento conclusivo è stato quello di don Aniello Manganiello che ha raccontato della sua esperienza forte di parroco a Scampia per 16 anni, del lavoro che ha svolto in quella realtà, delle minacce ricevute dai clan, dell’opera svolta dall’oratorio Don Guanella con il calcio come sport che diventa poi impegno sociale e che contribuisce ad attrarre i giovani che vivono la strada, delle conversioni dei delinquenti, dei sacramenti che si è rifiutato
di impartire ai camorristi che non volevano cominciare un percorso di conversione, della solitudine che ha vissuto nei momenti difficili anche ad opera di parte della chiesa, del suo rapporto difficile con la curia napoletana, del dolore che ha provato quando lo hanno “allontanato” per destinarlo ad altra sede, della nascita di “Ultimi” come continuazione della sua esperienza e dell’impegno intrapreso nella lotta per la legalità e che lo ha portato ad aprire presidi in tante zone d’Italia e che oggi lo porta a girare quotidianamente
da nord a sud e ad incontrare tantissimi ragazzi anche nelle scuole. Ha poi sottolineato la continua possibilità di recuperare chi nella vita si trova a fare scelte sbagliate e la sua convinzione che “non esistono irrecuperabili“, non ha mancato anche di rigettare il concetto di Gomorra che è diventata definizione indistinta di un territorio e di tutta la sua gente.
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