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CELLOLE – Maxi ordinanza antiCovid, lettera aperta di Di Paolo al sindaco: “E’ troppo rigida, danneggia la libertà e il commercio”

CELLOLE (Matilde Crolla) – Non si è fatto attendere l’intervento di Adelmo Di Paolo, vicesegretario provinciale e nuovo membro della direzione regionale del Partito Repubblicano Italiano, sull’ordinanza emessa ieri sera dal sindaco di Cellole Guido Di Leone. In un comunicato stampa Di Paolo, ancora una volta, prende le distanze

da quanto deciso dal primo cittadino per frenare il contagio. Di Paolo, infatti, ha inoltrato alla nostra redazione una lettera aperta indirizzata proprio al primo cittadino. “Spettabile Sindaco Di Leone, ho appena letto dopo una giornata di intenso lavoro la sua nuova ordinanza dal titolo che richiama non poco una dialettica processuale, lei parla di “MAXI-ORDINANZA” un pò con i toni del giudice

di fronte ai malviventi camorristi e di cosa nostra- scrive Di Paolo-;  ecco innanzitutto non vorrei che questa sua trasposizione, forse a lei gradita per effetto della frequentazione con rinomati e meritevoli magistrati, influenzi troppo il suo operato, la sua sindacatura fin dall’inizio, perché sa, non è lo stesso ruolo, ed inoltre secondo la

Costituzione della Repubblica Italiana, noi partiamo di fronte alla legge come naturalmente onesti e non colpevoli, si chiama “presunzione d’innocenza o di non colpevolezza”, è una cosa fondamentale dello stato di diritto (per farla intendere, ci differenzia dalle dittature e dagli stati e governi autoritari), per cui poi sta allo stato, mediante i molteplici mezzi a disposizione, dimostrare il contrario; per cui non vorrei che dovesse rendersi necessario anche nei suoi confronti trovare il modo di discolparci e quindi di poter essere appieno “cittadini della Repubblica”; abbia pazienza, io non ho alcun pregiudizio contro la sua persona ma anche se a Cellole non viene ancora troppo ben compreso, al sottoscritto, questa cosa, sapendo che ha dato sostanzialmente i natali alla democrazia ed alla nazione italiana, e poi in seguito anche alla Repubblica, preme molto e sta ancora a cuore per motivi culturali, anche se molti l’hanno dimenticata.

Io ho 2 semplici domande da farle

  1. In quale suo paragrafo della sopra detta “MAXI ORDINANZA” lei prescrive queste cose senza ledere le attività commerciali e l’economia? limitare la libera circolazione, chiudere istituti, piazze e mercati è di per se una “tomba muraria” per l’economia cittadina cellolese
  • Ma lo sa Lei che le limitazioni ai diritti individuali primari (come quando vieta agli ultrasessantacinquenni di uscire dopo le 19) benché scusate dalla questione emergenziale sanitaria (che non esiste a Cellole, in quanto ancora sotto lo “zero virgola” di contagiati) le può attuare e regolamentare in casi eccezionali ed appunto di “emergenza” solo il governo nella persona del Presidente del Consiglio ?

Spettabile sindaco, onestamente trovo le sue ordinanze frutto di una esasperazione della realtà, non trovano alcun appiglio scientifico o rintracciabile nei dati istituzionali, nemmeno in quelli da lei stesso emanati con la stessa frequenza comunicativa, morbosa quanto il virus stesso, presa in prestito dalla comunicazione regionale; non so

cosa stia facendo l’opposizione consiliare cellolese, forse pensa che la tematica sia troppo delicata ed antipopolare da trattarla, ma le assicuro che se fossero anche esse “normali”, dovrebbero chiederle di stralciare questa ordinanza claustrofobica e di tornare ad essere attinenti con la realtà.

Per finire spero che abbia a prendere queste comunicazioni per quello che sono, ovvero invettive di carattere politico col fine non tanto di criticarla “giusto per” ma per esortarla al ritorno alla realtà tangibile, ed inoltre non personali; forse lei, preso dallo zelo della sua carica, si è lasciato un pochino travolgere dall’azionismo, cosa

che la sta portando le dico francamente (e ricordi che “parlare chiaro è fatto per gli amici”… beh se non amici almeno “onesti intellettualmente”) ad un comportamento da incaricato istituzionale, come dire, da Commissario Prefettizio, per cui il meno politico possibile da immaginare, asettico, senza una visione politica della propria cittadina e del suo futuro, e questo per un primo cittadino, una carica eletta dal popolo con la speranza che una visione ce l’abbia riguardo al presente ed al futuro del proprio luogo, le assicuro è un male, un male enorme.

Inoltre mi scusi se non le sono venuto a dire queste cose da vicino, in Comune, in quella famosa “casa di vetro” da tanti declarata, ma ho paura che interviene una delle sue svariate maxi ordinanze per multarmi, e sa com’è ? di questi tempi è meglio evitare!”, conclude Di Paolo nella lettera.

                              

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