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CELLOLE – Di Paolo: “Politica ferma al palo, impegnata in una gara a chi fa meglio”

CELLOLE – “Non è da membro della segreteria provinciale del PRI che intendo parlare in questo momento, ma da semplice cittadino e piccolo imprenditore cellolese o se vi piace di più e vogliamo scherzare da “minoranza extra-consiliare””. Lo afferma Adelmo Di Paolo nel fare una riflessione sull’attuale situazione politica cellolese. “E come tale onestamente non posso fare altro che tentare di smuovere le coscienze affinché la gente capisca la difficoltà nel poter fare un passo in avanti come cittadina se non si cambia registro, e se non si comprende la necessità di porre in atto una seria discontinuità col passato;  la quale sembrava essere stata posta in essere, ma scopriamo con amarezza soltanto anagraficamente, mentre permane ideologicamente un certo andazzo;

il passato di Cellole mi ha riguardato a volte (diverse direi) molto da vicino, prima e dopo il comune autonomo, e non mi va di ripercorrere ere vetuste nelle quali miei familiari pure hanno cercato di marcare il solco tra due modi di fare politica completamente differenti tra loro, uno che voleva passare per pragmatico parlando di “fatti di pancia” ma sfruttando quindi comunque  le aspettative, i problemi e le necessità personali ed i sentimenti, l’altro che pensava al concreto di chances e prospettive ma non tralasciando completamente l’etica e la responsabilità dell’agire politico e pubblico, cercando quindi di stabilire un andamento più meritocratico ed efficiente della cosa pubblica; e ripensando a ciò, ci piacesse o meno la gestione del comune, comunque alla fine ne  venne fuori  un equilibrio.

Per forma mentis sono abituato a rapportarmi con la coscienza quando parlo e agisco col pubblico, a quanto pare molti altri questo problema non se lo fanno, ma non si tratta di ciò; in questa ridente e solare cittadina stiamo superando il limite della decenza anche sul fronte pratico e su quello della considerazione delle persone, molti nostri compaesani impegnati in politica proprio non si tolgono il vizio di considerare il prossimo, il proprio concittadino, come un deficiente o comunque sia un soggetto passivo che non sa stabilire di proprio intelletto cosa sia giusto e cosa no; se il cellolese è oggetto di “compravendita”, come mi faceva riflettere ieri un amico, è anche un poco colpa sua è vero, è un fatto di dignità, ma limitatamente e fino ad un certo punto, dopo di che è la politica che se non sa creare opportunità di innovazione vuol dire che è fallimentare, semplicemente che non sa fare il proprio mestiere;  e sia chiaro, lo sono anche le minoranze, le voci libere, come pretende di essere qualcun altro all’infuori di me, anzi forse perfino di più essendo di fatto una alternativa mancata.     

Fino a pochi mesi fa ci contenevamo, poiché eravamo appesi ad un filo di speranza che un determinato ma apparente cambiamento  aveva creato nei nostri cuori, eravamo tutti impegnati a mantenere quel fragile equilibrio che avrebbe potuto portarci  a qualcosa di positivo ed appagante un po per tutti, a quel senso di giustizia che un po tutti coltiviamo nei nostri pensieri che pareva aver trovato finalmente una manifestazione concreta; infatti dall’avvento della giunta Barretta credevamo fosse possibile un rinnovamento della classe dirigente e politica cellolese, poi purtroppo il fato ha voluto invece privarci anzitempo di questa opportunità, della quale avremmo visto chiaramente eventuali frutti solo più in la, per cui poi abbiamo avuto la rielezione di schieramenti nuovi e di nuovi personaggi politici nella lista Compasso   e  quindi nuovamente una speranza; dopo di che un ulteriore step negativo con la sfiducia ed il commissariamento di quest’ultima per mano di suoi stessi pezzi e di pezzi della minoranza consigliare; e per finire, la ciliegina sulla torta del fermo derivante dalla pandemia Covid ed il prolungamento del commissariamento hanno definitivamente staccato la spina di questa speranza;

tutto ciò ci ha portati ad una situazione di stallo e confusione probabilmente, poiché veramente pare non si sa più che pesci prendere, come farsi riconoscere ed in quale maniera farsi vedere ; in pratica alcuni tanto non hanno nulla da fare che stanno li a studiare come farsi nominare dalle cronache locali, e alla fine partoriscono idee bizzarre che con la politica non hanno proprio nulla a che vedere se non con vecchi modi di fare per apparire “belli e salvatori della patria” ; molti nostri ex amministratori sono impegnati ahinoi (o forse per fortuna) nel non poter fare nulla (per cui nemmeno troppi danni verrebbe da dire) e quindi sono a loro modo di vedere costretti a cimentarsi non in una gara a chi fa buone cose, ma in quella più che altro della visibilità a mezzo beneficenza, ma badate bene non al cittadino, è quasi paradossale, alle istituzioni !

Ora io non voglio criticare chi la fa, mi sta bene… tu puoi ? falla ! ma non puoi far passare per politica questa cosa; forse mi ripeto ma politica vorrebbe dire tentare di organizzare qualcosa pur persistendo il fermo e data la scarsa capacità del governo di sopperire a questa necessità che sui territori si fa sentire e come, tentare di far ripartire le attività economiche e sociali in virtù della stagione estiva alle porte, stabilire i criteri di questa riapertura al di là delle direttive che pioveranno dal cielo delle istituzioni nazionali all’ultimo momento, direttive che saranno sicuramente poco rispettabili, perché in qualche modo saranno poco concrete e che non rispecchiano la realtà dei fatti del nostro territorio; le attività e gli enti locali, la politica locale… esistono per questo motivo qui, si occupano di tradurre da vicino in fatti i concetti e le linee più generiche nazionali!”.

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