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CELLOLE – Franco Compasso: il meridionalista della ragione. Il ricordo indelebile a venti anni dalla sua scomparsa. IL VIDEO

CELLOLE (Matilde Crolla) – ‘Ricordare per non dimenticare’, un’aula magna che porta il suo nome gremita di gente ha ospitato sabato pomeriggio la presentazione del libro del professore Silvano Franco dedicato ad uno dei pochi uomini che ha lasciato il segno nella sua comunità: Franco Compasso. Nel ventennale della sua scomparsa un parterre di eccezione, composto da relatori di livello come il senatore Gerardo Bianco, già segretario nazionale del Partito Popolare Italiano, Michael Sciascia, presidente della Sezione Giurisdizionale della Regione Campania della Corte dei Conti, Raffaele Perrone Capano, docente dell’Università degli Studi di Napoli ‘Federico II’, Fiorenza Sarzanini, giornalista del Corriere della Sera, Armando Caramanica, editore e Silvano Franco autore dell’opera, ha ricordato la figura di un politico, ma soprattutto di un uomo che anche quando la vita lo ha posto dinanzi a scelte difficili non ha mai abbassato la testa e sceso a compromessi, preferendo

fare un passo indietro in nome di quei valori di rispetto, di lealtà che hanno caratterizzato la sua esistenza ed il suo ‘modus operandi’ di padre prima e di politico poi. “Franco Compasso: il meridionalista della ragione”, questo il titolo dell’opera del docente di Storia Contemporanea dell’Università di Cassino, Silvano Franco, intimo amico di Compasso, che presto diventerà testo universitario. Ad aprire i lavori è stato il ‘padrone di casa’, il dirigente dell’istituto comprensivo ‘Serao-Fermi’, Luigi Sorreca che ha rivolto un pensiero al compianto sindaco, scomparso prematuramente Angelo Barretta, e ha poi evidenziato di essere onorato di accogliere nell’aula magna della sua scuola un evento in ricordo di Franco Compasso. “Il suo è stato un impegno profondo e sentito per migliorare le condizioni del suo amato Sud”, ha affermato Sorreca nel suo intervento. “Una figura a tutto tondo nel panorama europeo”, sono state invece le parole introduttive di Gian Paolo Porreca, giornalista de ‘Il Mattino’ che ha moderato l’incontro. La parola è passata poi al sindaco facente funzione, Francesco Lauretano, che

con parole forti ed accorate ha ricordato la figura di Franco Compasso. “Mi associo alle parole del dirigente Sorreca nel ricordare ancora una volta l’amico Angelo Barretta. Ringrazio il parterre di eccezione. Franco Compasso era un uomo che aveva un metodo scientifico nel suo modo di fare politica, di approcciare alle cose. Una figura che è riuscita a superare i confini territoriali, ma anche nazionali diventando europarlamentare, ma che quando era a Cellole, la città che gli aveva dato i natali, si preoccupava di ogni cittadino. Solo per un fatto prettamente anagrafico- ha spiegato Lauretano- non ho avuto l’onore di conoscerlo personalmente, ma è come se lo conoscessi dai racconti dei miei familiari. Franco Compasso è stato sempre visto come un referente

culturale. Un giurista e pragmatista che voleva abolire le disuguaglianze sociali intervenendo in maniera concreta. Il politico nell’accezione nobile del termine, dove la politica viene vista come l’unico strumento che può cambiare le cose per migliorarle. Un modello è stato per noi Franco Compasso”. Molto toccante l’intervento del figlio dell’onorevole Compasso, l’avvocato Attilio Compasso. “Mi associo ai sentimenti di vicinanza e di cordoglio per la perdita del sindaco Barretta. Quando viene a mancare l’uomo delle istituzioni, in maniera così improvvisa tra l’altro e prematura, non si può fare a meno di provare un senso di smarrimento, soprattutto se si pensa al suo attaccamento alla comunità cellolese. La morte di Angelo Barretta non ha fatto altro che rinnovare in noi anche il dolore per la perdita di mio padre, scomparso in maniera analoga”. Attilio Compasso ha

poi aggiunto: “Mio padre nutriva un grande rispetto per le istituzioni, rispetto che ha trasmesso alla sua famiglia, ai suoi figli. Era un sacerdote laico, propugnava e diffondeva la religione della libertà, invitando gli uomini ad affrancarsi da ‘certa’ politica, a liberarsi dalle ragnatele del malcostume clientelare”. “La nostra presenza qui oggi testimonia il ricordo ancora forte che abbiamo di un uomo, di un amico- ha esordito Sciascia-. Lo conobbi come giovane segretario liberale della provincia di Caserta. Mi ha sempre colpito quell’afflato meridionalista. Quello sguardo mi colpì, come mi ha colpito oggi quello che vedo nel suo nipotino, il piccolo Franco. Lo stesso sguardo vivace. Crescete nel ricordo e nei valori che vi ha trasmesso e vi ha lasciato”. Il ricordo di Franco Compasso

è ancora vivo, scolpito nella memoria del senatore Bianco. “L’ho conosciuto in tempi bollenti. Il libro scritto da Franco Silvano mi ha colpito parecchio, in particolar modo le due lettere introduttive dei figli. Quando un genitore riesce a lasciare il segno vuol dire che è riuscito nel suo intento. Queste due lettere di Attilio e Cristina ritengo che siano due piccoli capolavori all’interno dell’opera intera. Nelle loro parole si percepisce pienamente la cifra, l’espressione di un animo nobile e dei valori che è riuscito ad inculcare. Franco Compasso- ha continuato il senatore Bianco- è stato il simbolo della coerenza politica. Non ha mai fatto il calcolo del voto, tant’è vero che ha militato in un partito piccolo e ha pagato il prezzo del fallimento dello Stato liberale, nonostante abbia lasciato il segno di una grande tradizione di cultura politica. Il fatto che Cellole ancora oggi, a vent’anni dalla sua morte, lo ricorda è un atto di giustizia per un uomo che ha fatto molto per il suo territorio”. L’editore Caramanica

non ha potuto fare a meno di tessere le doti non solo politiche ma soprattutto umane e culturali di Franco Compasso, legato da un affetto profondo a suo padre Fernando Caramanica a cui affidò la stampa della sua rivista culturale ‘Civiltà Aurunca’. Il professore Perrone Capano commosso ha dichiarato: “Sono rimasto profondamente colpito dalla lettura di questo libro. Ricordo bene le battaglie portate avanti da Franco Compasso. Per lui la democrazia era democrazia partecipata e militare in un partito di centro significava pensare e lavorare per le riforme che potessero favorire la gente comune. La politica di Franco fatta di sacrifici, di passione, di militanza attiva nulla ha a che vedere con la politica di oggi, soprattutto con la politica centrista degli ultimi tempi. Franco lo ricorderò sempre come un esempio di spirito liberale, appassionato e convinto delle sue idee”. Nel leggere il libro

del professore Silvano Franco su Compasso non si può fare a meno di cogliere l’alto senso di rispetto nei confronti delle istituzioni. Lo ha sottolineato anche Fiorenza Sarzanini. “Mi ha colpito, tra le tante vicende raccontate nel libro, il passo indietro fatto da Compasso all’epoca in cui era membro del CdA della Rai quando si rese conto che in quel contesto non vi erano i valori che invece rappresentavano la base del suo partito e del suo modo di concepire la politica. Ma sono stata particolarmente colpita anche dalla lettera che scrisse quando non fu scelto nella Cassa Nazionale del Mezzogiorno. La sua amarezza non era legata alla mancata nomina per ragioni personali, ma perché essendo meridionale e restando fuori non avrebbe potuto aiutare la sua terra come avrebbe voluto. La politica per lui non era il treno che va preso per fare affari, ma quel treno che va preso

per aiutare  gli altri. E poi non posso fare a meno di menzionare la lettera della figlia Cristina, dalla quale emergono i valori che è riuscito a trasmettere ai suoi cari da autentico liberale”. Non sono mancati momenti di profonda commozione, anche tra il pubblico presente, composto da associazioni, cittadini ma anche dai rappresentanti istituzionali locali, come gli amministratori di Cellole nella persona di Lauretano, Giovanni Di Meo, Giovanni Iovino, Antonietta Marchegiano, Alexia Russo, dei membri del Comitato Civico Cellolese come Guido Di Leone, Carmine Freda, Luca Stanziale, quelli di Sessa Aurunca nella persona del sindaco Silvio Sasso, di Domenico Bevellino, di Luciano Di Meo, di Alberto Verrengia. Era presente anche l’ex assessore Italo Calenzo, l’ex sindaco di Cellole, Aldo Izzo insieme all’ex assessore Tommaso Martucci. Un messaggio di speranza è arrivato dal giornalista Porreca, ricordando come nei giorni scorsi la provincia di Caserta si è aggiudicata

la ‘maglia nera’ nella classifica delle zone meno vivibili d’Italia. “Speriamo che in contesti come questi l’unione di intenti possa trasformare quella maglia nera in una maglia rosa. Abbiamo in questo momento di fronte a noi un passato ed un futuro dalla cui fusione possono emergere prospettive positive per la nostra terra”. Fondamentale l’intervento dell’autore del libro, Silvano Franco, che ha conosciuto Franco Compasso non solo come politico, ma soprattutto come uomo di cultura. “Franco Compasso riuscì a conquistarsi la profonda fiducia di Malagodi con la sua umiltà, ma anche la sua capacità di essere lungimirante. Aveva una luce che non poteva passare inosservata. Non a caso in poco tempo gli conferì incarichi importanti, pur essendo ancora un giovane liberale. Aveva riconosciuto in lui un uomo di grande valore e qualità”. Silvano Franco ha evidenziato anche il profondo rapporto che si era venuto ad instaurare tra Franco Compasso ed il vescovo della Diocesi di Caserta, monsignor Raffaele Nogaro. “La vicinanza tra il laico ed il vescovo, il sodalizio continuo e profondo, era dovuto ad una battaglia comune. L’emblema

di questo rapporto si può cogliere in una lettera inviata proprio da Compasso al vescovo”. Significativo e commovente l’intervento finale, quello del direttore Giovanni Verrengia, memoria storica di Cellole, ‘padre spirituale’ di Franco Compasso. “Ho conosciuto Franco quando aveva ancora i calzoncini corti. Lo preparavo per il Ginnasio. Ci incrociammo in quell’occasione e non ci lasciammo più. Mi seguì nella mia campagna elettorale, innumerevoli volte mi presentò prima del comizio. Era un giovane curioso, desideroso di sapere, aveva sete di sapere, di conoscenza e sempre elettrizzato e pieno di vita”. In più di un’occasione il direttore Verrengia incalza rivolgendosi a Maria Di Meo, la moglie devota di Franco Compasso, presente in prima fila al fianco dei nipoti. “Il virus della politica non aggredisce Franco nella sua esperienza napoletana, ma in questi primi anni di vicinanza alla politica. Malagodi capisce subito, lo coltiva e lo porta alla segreteria. Franco

ha fatto sacrifici, si è battuto per la sua terra, per i suoi cittadini, per quella ‘gente così facile da amare e difficile da servire’”. Ricordare Franco Compasso oggi vuol dire ricordare la bellezza interiore. Lo scrive anche Cristina nella sua lettera introduttiva al libro. “La generosità mai ostentata, la vibrante dialettica, la sana ambizione, la rincorsa verso obiettivi sempre nuovi, la brama di conoscenza, l’amore per la sua terra, per il suo Mezzogiorno, al cui riscatto morale ha dedicato con passione tutta una vita”. Franco Compasso è e resterà un ricordo indelebile nel cuore dei suoi concittadini e di coloro che lo hanno conosciuto ed amato. Grazie all’opera di Silvano Franco Compasso sarà anche un esempio di virtù politica per i tanti giovani che, attraverso l’esperienza di studi universitari, si apprestano a diventare la classe dirigente del domani. Franco Compasso: il meridionalista della ragione, un simbolo di orgoglio per la comunità aurunca. SEGUE IL VIDEO DELL’INTERVENTO DI SILVANO FRANCO.

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